Nutrizione umana, evoluzione biologica e disinformazione scientifica

04.07.2023

Marco Capocasa, Davide Venier, 2023. Nutrizione umana, evoluzione biologica e disinformazione scientifica. Le Scienze Naturali nella Scuola 68(1):47-57.


L'evoluzione umana è strettamente connessa alle condizioni ambientali, dalle quali dipendono in larga parte le strategie di sussistenza e la disponibilità, oltre che la varietà, delle risorse alimentari. Nel corso della storia le popolazioni umane hanno occupato e si sono stanziate praticamente in ogni luogo del pianeta, trovandosi così a doversi confrontare con le più disparate condizioni ambientali e dovendo elaborare differenti soluzioni per sopravvivere. La diversità delle condizioni ambientali e delle risorse alimentari hanno giocato un ruolo importante da un punto di vista evolutivo, determinando differenti pressioni selettive e favorendo adattamenti a livello locale, contribuendo in questo modo a modellare la diversità genetica tra le popolazioni umane (Jameet al., 2019).

Le relazioni fra ambiente, modelli alimentari e diversità genetica umana sono state ampiamente studiate in particolare per quanto concerne la cosiddetta "transizione neolitica", ovvero il passaggio da una economia di sussistenza basata prevalentemente sulla caccia degli animali selvatici e sulla raccolta degli alimenti di origine vegetale ad una caratterizzata dall'allevamento del bestiame e dalla coltivazione dei campi (Ammerman e Cavalli Sforza, 1984; Bergström, 2021). Questo mutamento culturale ha condotto inevitabilmente a numerosi cambiamenti nella dieta delle popolazioni neolitiche, uno su tutti l'introduzione nell'alimentazione quotidiana di una maggiore quantità di cibi ricchi di amido. La digestione dell'amido dipende dall'azione di specifici enzimi chiamati amilasi. Uno di questi, l'alfa-amilasi, è presente nella saliva, mentre altri vengono rilasciati a livello pancreatico. Il gene responsabile della sintesi dell'alfa-amilasi (AMY1) è andato incontro a duplicazioni nel corso dell'evoluzione umana e ciò ha prodotto un'estesa variabilità nel numero di copie presenti nel genoma di individui appartenenti a differenti popolazioni (Perry et al., 2007). Ciò sta a significare che vi sono persone portatrici di più copie del gene AMY1 nel loro genoma, una condizione che conferisce loro una maggiore disponibilità enzimatica per la digestione dell'amido. Come è facilmente intuibile, si tratta di una condizione maggiormente vantaggiosa per quanto concerne i processi digestivi in popolazioni caratterizzate da una dieta ricca di cibi contenenti amido. Una condizione che in effetti è più frequentemente riscontrabile fra gli individui appartenenti alle società agropastorali di quanto non lo sia fra i cacciatori raccoglitori (Perry et al. 2007).


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